| Capitolo 6: Superstizione
«Aaaah! Momo-chan! Adesso 7 anni di sfortuna!» E voi? Ci credete alle superstizioni? E' vero che rompere gli specchi porta 7 anni di sfortuna? Credete anche nella faccenda del gatto nero che, se vi attraversa la strada, è segno di sfortuna imminente? «...C-che cosa??» «Momo-chan!! Hai rotto lo specchio!!» Momo è una ragazza di quindici anni. Capelli neri e lunghi, grandi occhi scuri e lineamenti graziosi. Anche lei frequenta il 1°B, con Aimi. E' un po' vanitosa. Non può fare a meno di avere con sè uno specchio. Deve averlo anche a scuola, poiché tiene al perfetto ordine del suo viso e dei suoi capelli. Ma quella mattina, aprendo la cartella, aveva avuto una sorpresa alquanto spiacevole: lo specchio si era rotto! Beh, finché si trattava solo della rottura, non c'era problema. I soldi per comprarne uno nuovo non le mancavano. Però, Keiko le aveva appena detto che quello specchio rotto le avrebbe portato 7 anni di sfortuna. Keiko è la migliore amica di Momo. Abitano lontane dalla scuola e prendono l'autobus ogni mattina per raggiungerla. Keiko è la ragazza più bella del primo anno: Suo padre è francese e sua madre giapponese. I capelli di media lunghezza sono biondi e i suoi occhi espressivi e profondi, sono azzurri. Come Momo, anche Keiko è abbastanza vanitosa. «D-davvero avrò tutta questa sfortuna??» chiese Momo a Keiko raccogliendo ad uno ad uno i frammenti dello specchio dalla sua cartella. «Così dicono! Però tu, intelligente, ti siedi sulla cartella, sapendo che c'è qualcosa che può rompersi?» «Ma...ma non mi ci sono seduta!!!» «No? Invece sì! Sull'autobus! Mentre venivamo a scuola!» «Beh, forse mi sono appoggiata un po'...» «No, ti ci sei proprio buttata su.» In quel momento, Aimi arrivò insieme a Hime. «Buon giorno.» dissero insieme le due. Momo e Keiko risposero educatamente al saluto, poi tornarono al loro discorso. «Che cosa è successo?» chiese Aimi mentre, insieme a Hime, si avvicinava all'ultimo banco, quello di Momo. Hime, non appena vide lo specchio rotto, mise una mano sulla bocca e guardò preoccupata la povera Momo, adesso ancora più spaventata. Silenzio. Silenzio totale. Aimi le guardò, a turno, tutte e tre. Sembrava avessero visto un fantasma. Anzi, peggio. «Aimi...non conosci...la superstizione?» chiese Keiko. «S-superstizione?» «Dio, si è rotto lo specchio. Aimi, lo specchio. Svegliati!» disse Hime, quasi rimproverandola. «Oh...di chi era?» «Mio...» disse Momo. «...Dai, Tachibana-san. Ne comprerai un altro più bello!» «LA SUPERSTIZIONE, AIMIIII!!» «Ma quale superstizione?» «Se si rompe uno specchio si hanno sette anni di sfortuna!» «Ggggh...non lo...dire...p-più..» disse Momo con le mani sul viso. «Tachibana-san, tu credi a queste cose?» chiese Aimi avvicinandosi a Momo, mettendole una mano sulla spalla. «Se ci credo? Non le vedi loro? Sembrano che abbiano avuto già esperienza!» «Io non ho avuto esperienza, veramente.» disse Keiko. «Io invece sì...ma, a dire la verità, non mi è successo nulla. Infatti, come puoi vedere anche tu, sono ancora qui, viva e vegeta.» disse fiera Hime battendosi un pugno sul petto. «Tachibana-san, non credere a queste cose! Non sono vere!» le disse Aimi. «Sicura, Shirai-san?» «Certo! Se tu ci credi, ti fai solo suggestionare e poi ti succedono davvero! Ne comprerai un altro!» «Però vorrei sapere...perché si dice che porti sfortuna?» Aimi non le seppe rispondere. Keiko cercò di pensarci su, ma nemmeno lei seppe dare una risposta alla domanda della sua amica. «Nemmeno io lo so. Ma forse Naoko saprà risponderci. Adesso andiamo ai nostri posti, sta arrivando la professoressa.» disse Hime prendendo il polso di Aimi, trascinandosela verso i loro posti. Poco dopo arrivarono gli altri compagni e l'insegnante, e le lezioni cominciarono. Momo era nervosa e non riusciva a stare ferma. Faceva tremare le gambe, accavallate e sfogliava rumorosamente le pagine del libro. «Ma chi è che fa questo rumore?» chiese la professoressa. Momo smise di sfogliare il suo libro. Si fermò, alzando piano la testa. «Tachibana-kun, tutto bene? Mi sembra che in questi giorni nessuno di voi stia molto bene...» Momo si alzò in piedi: «P-professoressa, non sto bene...posso uscire?» «...C-certo...Vai.» Momo si allontanò, uscì fuori, cominciando a camminare. Cercò di non pensare allo specchio, ma non ci riusciva. Le veniva automatico pensare che ora sarebbe stata perseguitata dalla sfortuna. Anche se Aimi le aveva detto il contrario. "Solo una superstizione...e se così non fosse?" Pensava la povera ragazza, che camminava nervosa guardandosi le mani e sfregandosele. Ma, ad un tratto, per il nervosismo intrecciò i piedi e inciampò, cadendo con il viso a terra. Sperò vivamente che non ci fosse nessuno nei paraggi. Guardò a destra, poi a sinistra, poi dietro di sè. Alla fine, guardando di fronte, vide un paio di gambe maschili. Alzò la testa molto lentamente e, appena riconobbe la persona, desiderò sparire, dissolversi, sprofondare. «V-va tutto bene, Tachibana-kun?» Disse quello, abbassandosi sulle ginocchia. «Sì, sì, sì, sì, va tutto bene, vedi in realtà io, io...vedi io, in realtà stavo provando a...a...a nuotare! Nuota, nuota!! Ahahahha, Nuota, nuota!» esclamò imbarazzata, distendendosi completamente, muovendo le braccia come se stesse nuotando. «...Non sarebbe più semplice dire che sei inciampata e sei caduta?» Momo si alzò e si tolse la polvere dalla divisa, sempre nervosa e imbarazzata. Era caduta davanti a lui. Saioji Akira. Il ragazzo più figo della scuola. Il ragazzo del terzo anno di cui tutte le ragazzine erano pazzamente innamorate. Qualcuna lo faceva vedere, qualcuna un po' meno, qualcuna no, ma tutte, tutte quante, gli andavano dietro sbavando, nonostante lui fosse impegnato. "Non è possibile...sono caduta davanti a Saioji-kun! E' orrendo! Orrendo, orrendo!" pensò Momo, voltandogli le spalle. «Ciao, me ne torno in classe.» Gli disse, poi. Mano a mano cominciò a velocizzare il passo, fino a correre a perdifiato verso la sua classe, "E' vero, è vero, non è una superstizione! Sennò non sarei caduta e non avrei fatto una figura del genere proprio davanti a lui! No, no!" Proprio quando rientrò in classe, con gli occhi lucidi, quasi piangendo, suonò la campanella del pranzo. «Tutto okay, Momo-chan?» le chiese Keiko prima di iniziare a mangiare. «E' terribile, Keiko! Terribile!!!» «Che cosa? Ancora il fatto dello specchio? Sai, Naoko mi ha spiegato la superstizione su questo bigliettino che mi ha lanciato durante l'ora di inglese...tieni.» Momo prese il pezzo di carta stropicciato, su cui c'era scritto, disordinatamente: "Secondo le credenze popolari, gli specchi custodivano una parte dell'anima di chi vi si rifletteva. Come la maggior parte dei fenomeni fisici, la riflessione era considerata divina, quindi risultato di un prodigio o maleficio e quindi era temuta. Questo è il motivo per cui rompere uno specchio porta 7 anni di sfortuna, perchè con esso muore una parte della nostra anima." Non appena finì di leggere, stropicciò nuovamente il bigliettino e lo strinse nel pugno. «Sono caduta davanti a Saioji-kun, poco fa.» Keiko stava per soffocarsi con il cibo. Bevve mezzo litro d'acqua, poi, col fiatone e gli occhi di Momo puntati addosso, chiese: «CHI!?» «...Saioji Akira...» «Il ragazzo di 3°A, quello bellissimo a cui però io non vado dietro perché sono già fidanzata!? Lui?! LUI?!» «...Esatto.» disse Momo sbattendo di proposito la testa sul banco. «Naoko sa per caso come liberarmi della sfortuna che sta cominciando a perseguitarmi?» «...Momo, forse Aimi aveva ragione. Ti stai facendo solo suggestionare.» «Sono caduta davanti a Saioji-kun, questa non può essere altro che sfortuna!!!» «Poteva essere chiunque. E poi tu cadi sempre. Le cadute sono il tuo pane quotidiano! Ricordi alla stazione, tre anni fa? Quando, dopo aver comprato il giornale per tuo padre, sei corsa da lui e sei caduta? Oppure, ricordi quando, tornando a casa, pioveva e sei scivolata sbattendo la schiena? C'ero anche io! O anche quando sei caduta dalla bicicletta, a sei anni! E poi, ti ricordi quando...» «Basta!! Non ricordarmi tutte le cadute imbarazzanti!» «..Sei caduta anche ieri, uscendo da scuola.» «Keiko-chan! Sei cattiva!» In questo caso, era vero. Solo una superstizione. Niente di cui preoccuparsi. La sfortuna non arriva mai, se non ci crediamo. Mai deprimersi e credere di essere sfortunati, mai.
...To be continued...
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